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Relazione sul restauro

RESTAURO VILLE STORICHE MILANO

Un restauro assai prezioso

Abbandonata definitivamente negli anni Sessanta, Villa Torretta è stata recuperata con un meticoloso e appassionato restauro ville storiche Milano.

Il restauro ha confermato la genesi di Villa Torretta quale avamposto fortificato del castello della Bicocca e ha messo in luce le aggiunte dei primi anni del 1600. Protagonista della trasformazione è Delia, figlia del genovese Leonardo Spinola, uomo di fiducia del banchiere Tommaso Marino, andata in sposa nei 1530 al governatore di Como Giovanni Anguissola. Rimasta vedova e senza figli la Contessa elevò la Torretta a sua residenza e luogo di bel vivere, tra balli, giostre e tornei.

Il complesso fu ereditato dal cuginastro, il marchese Giovan Gerolamo Marino, che ebbe un ruolo di rilievo nel completare l’assetto artistico degli interni con nuovi affreschi. L’attribuzione degli affreschi nella villa e di quelli di grandissimo valore dell’Oratorio (anch’essi di imminente restauro) fa riferimento alla bottega dei Procaccini, al genovese Simone Barabino, si intuisce la mano del Campi. La Torretta andò poi ai Marchesi d’Esti, fu proprietà per due secoli dei Serbelloni-Busca per passare alla fine dell’Ottocento ai marchesi Stanga e quindi alla famiglia De Ponti che nel 1903 – ormai ridotta a edificio rurale – la cedette con le aree limitrofe alla Società Ernesto Breda.

“Dal punto di vista progettuale è stato un vivere in trincea. Abbiamo mantenuto tutto quello che era possibile mantenere, recuperato tutta la parte pittorica prima sconosciuta con un lavoro più di lifting che di chirurgia, ricollocato gli affreschi già noti e che erano stati precedentemente strappati e conservati alla Certosa di Pavia. Costruzioni nuove, che rispettano però l’elevazione e il volume dii quelle preesistenti, sono limitate all‘ala Iungo via Milanese, deve c‘erano dei fienili diroccati”.

 Giancarlo Marzorati – Architetto responsabile del progetto di recupero architettonico

Il tetto della villa è stato completamente ricostruito perché crollato o pericolante, ma come in molti solai sono state mantenute le orditure principali (ora facilmente leggibili nelle stanze del sottotetto) costituite da travoni in rovere vecchi di quattro secoli; la parte di supporto al manto di copertura è stata ovviamente ricostruita, mentre sono stati salvati i coppi originari per non alterare il valore storico dell’edificio. Sono poi state eliminate tutte le murature e le salette intermedie che soffocavano i volumi originari e i grandi saloni sono stati riportati a doppia altezza.

I muri esterni sono stati rifiniti nel colore di una terra chiara che riprende quello originario, mentre le pareti interne, quando non sono affrescate, sono in stucco veneziano non lucidato, dalla trama piacevolmente disomogenea, in una tinta avorio (o rosata in alcune camere).

Nei sottoportici e in quelle aree (come la hall) che originariamente erano zone di passaggio, i pavimenti sono stati realizzati o raccordati a quelli esistenti in una beola grigia della Valtellina, tipica e autoctona; altrimenti le aree pubbliche hanno pavimenti in cotto lombardo cerato a mano. Sempre in cotto ma con i mattoni disposti di costa, è la pavimentazione delle corti.

Gli infissi sono in legno di rovere e ripropongono le modanature delle sagome esistenti; la tinta è in un grigio tipica degli edifici gentilizi dell’epoca. In rovere anche i portoni principali e i portoncini delle camere, così come i parquet (in massello, con fiammature a maglia aperta e cerati) intradotti in molte camere e in alcune aree pubbliche.
Il fabbricato è di notevole estensione (lo sviluppo planimetrico delle pavimentazioni è di circa 5 mila mq) ed è composto da una serie di edifici fusi tra loro in una sequenza temporale che va sostanzialmente dal 1540 alla metà del XVII secolo. Il complesso si presenta con una pianta a forma di “E”. Il lato più lungo e di maggior elevazione (cinque livelli tra piani, ammezzati e sotto tetto) si affaccia sull’angolo sud est dell’Oratorio di Santa Margherita. La Torretta che dà il nome al complesso si eleva all’estremità occidentale di questo lato. Da notare che nel disegno del Parco Nord il suo principale asse d’attraversamento prende origine proprio dalla torre: questo legame tra villa e parco è stato rafforzato da un collegamento diretto attraverso una passerella pedonabile, ciclabile e percorribile da cavalli (dotata di particolari protezioni) che scavalca viale Fulvio Testi.
L’angolo sud occidentale della Villa, in corrispondenza del grande salone all’ultimo piano, è caratterizzato dalle Sala delle Serliane, un’elegante sequenza di finestre che alternano zone a volta con zone piane che poggiano su travi in granito sostenute da colonnine sempre in granito: un tratto stilistico indubbiamente seicentesco. Sempre sulla facciata d’ingresso una muratura verticale è stata lasciata a vista per ricordare il limite di una porzione di edificio non confondibile con quella successiva, mentre elementi metallici sono una traccia dei tiranti che legavano questa parte del fabbricato con altre più antiche.
Le due corti sul lato opposto all’ingresso sono aperte a nord verso il giardino e sono definite da corpi di differente elevazione e importanza perché avevano ruoli diversi.

Il cortile orientale era destinato ai lavori agricoli e alle attività artigianali; l’accesso dei carri avveniva dalla facciata meridionale attraverso un androne nel quale sono stati ora ricavati il ricevimento e il bar dell’albergo, mentre i ballatoi ai due piani (ora dedicati a camere) rivelano che qui ci dovevano essere le abitazioni dei dipendenti della villa. L’ala orientale è stata completamente ricostruita: si sviluppa in altezza solamente per un piano fuori terra dove è stato collocato il Salone di Corte del ruolo polivalente e aperto attraverso grandi porte finestre sulla corte rustica. Nel piano interrato un grande foyer immette invece nell’auditorium ricavato sotto la corte. La grande sala coniuga contenuti tecnologici e valore estetico, perché gli elementi fonoassorbenti in cotto e in legno che fasciano le pareti hanno un ruolo decorativo; la platea è disegnata da un’elegante corsia ad arco mentre il palcoscenico è definito dalle due scale delle uscite di sicurezza.
Dal limitare della corte rustica inizia il giardino con vialetti, aiuole, fontane un parcheggio da 30 posti auto, sotto il quale è stato ricavato un garage da 50 posti.

La corte occidentale era invece quella nobiliare come rivelano le architetture di maggior pregio, in particolare lo splendido triportico e le due logge gemelle al primo piano: è questo anche il cuore della nuova funzione pubblica dell’albergo. L’ingresso avviene attraverso un androne che immette sotto i portici sui quali si affacciano camere e suite e lo scalone monumentale che porta ai saloni del primo piano: per consentire la piena fruizione di questa zona di collegamento è stata creata una vetrata continua che chiude gli archi lasciando però in piena vista l’eleganza delle architetture. Nei prospetti della corte nobiliare la storia dell’edificio si legge con maggior facilità: la facciata centrale è costituita da due parti di epoche differenti, una con archi su colonne comprese nella muratura, l’altra cinquecentesca dalle finestrature più composite; l’ala occidentale è la parte più antica e conserva elementi di rinforzo che la Iegavano probabilmente all’originario edificio militare.
L’ospite che raggiunge il primo piano è subito rapito dal grande racconto pittorico che illustra il Salone delle Rondini, dai soffitti a cassettoni che simulano un cielo luminoso, e il Salone degli Stemmi affrescato con gli scudi di Anguissola, Visconti, Borromeo, Marino. Due salette dai soffitti a volta propongono invece motivi mitologici. È questa la zona dedicata a feste, alla prima colazione degli ospiti residenti, al buffet prestigioso di un convegno. Molto interessante dal punto di vista storico è il corpo occidentale dove è riconoscibile la torre delle origini: le murature risalgono forse al 1200 con feritoie a una quota sfalsata rispetto ai solai successivi e i muri sono realizzati con una alternanza di ciottoli di fiume e mattoni, mentre quelli più recenti sono “a sacca” in più punti questo “racconto” è state lasciato a vista. Questa ala è stata dedicata al ristorante “Il Vico della Torretta” con tre sale affrescate (scene di caccia, pitture di architettura, trompe-l’oeil) aperte sul loggiato. Ai convegni sono dedicate ai piani superiori la grande Sala delle Serliane e le più intime sale Anguissola, Spinola e Marina, tutte decorate con affreschi di pregio.